The Great W.

W come White e come Winter.

Sono, infatti, il bianco e l’inverno i protagonisti di queste immagini.

Questa raccolta mette assieme alcuni scatti che hanno come denominatore comune la stagione più fredda dell’anno, i suoi colori e “non-colori”, i suoi grafismi e le sue atmosfere.

Da sempre mi attrae il minimalismo delle forme e dei colori che osservo in natura. L’inverno è un maestro incontrastato nell’esaltare questo aspetto.

La neve veste il paesaggio con un abito nuovo, elegante e solenne e conferisce alla scena un’atmosfera silenziosa, surreale, quasi magica.

Il ghiaccio ferma il tempo, lo congela, e dipinge in maniera apparentemente casuale astrattismi netti, precisi e mai ripetitivi.

Fotografare l’inverno, per me, è sempre una grande sfida ma al tempo stesso una preziosa opportunità per instaurare un dialogo più profondo e sincero con me stesso, un dialogo in cui mi spoglio di ogni preconcetto e sovrastruttura e in cui cerco di capire cosa realmente mi attrae e cosa mi stimola della natura, dal punto di vista artistico ed esistenziale.

La montagna, in particolare l’Appennino Tosco-Emiliano, gioca un ruolo fondamentale in questo processo di ricerca. Essa è una cosa viva che parla con chi è disposto ad ascoltarla.

Ha un brusco modo di essere che tutta via rappresenta l’essenza della sincerità. Si fa amare per ciò che è, non ha mezze misure e riesce sempre a tirare fuori il meglio da chi la rispetta.

La montagna è un ponte che ci collega al nostro “io” interiore. Attraversando questo ponte diventa più semplice, per me, interpretare il paesaggio in maniera più intima e dare un ordine, un senso, al caos della natura stessa e, perché no, dell’esistenza.

W as White and as Winter.

In fact, white and winter are the protagonists of these images.

This collection brings together some shots that have the coldest season of the year as their common denominator, its colors and “non-colors”, its graphics and its atmospheres.

The minimalism of shapes and colors that I observe in nature has always attracted me. Winter is an undisputed master in enhancing this aspect.

The snow dresses the landscape with a new, elegant and solemn dress and gives the scene a silent, surreal, almost magical atmosphere.

The ice stops time, freezes it, and paints clear, precise and never repetitive abstractions in an apparently casual manner.

Photographing winter, for me, is always a great challenge but at the same time a precious opportunity to establish a deeper and more sincere dialogue with myself, a dialogue in which I strip myself of every preconception and superstructure and in which I try to understand what really attracts me and what stimulates me about nature, from an artistic and existential point of view.

The mountains, in particular the Tuscan-Emilian Apennines, play a fundamental role in this research process. It is a living thing that speaks to those who are willing to listen to it.

It has a brusque way of being that all the way represents the essence of sincerity. She makes herself loved for what she is, has no half measures and always manages to bring out the best in those who respect her.

The mountain is a bridge that connects us to our inner “I”. Crossing this bridge it becomes easier for me to interpret the landscape in a more intimate way and to give an order, a sense, to the chaos of nature itself and, why not, of existence.